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Giovanni PascoliPoeta italiano. Un tragico evento toccò la sua infanzia: nel 1867 il padre fu assassinato in circostanze mai chiarite. L'episodio segnò indelebilmente la sensibilità del piccolo Giovanni, che perdette in breve tempo altri familiari: la madre, la sorella maggiore, i fratelli Luigi e Giacomo. Questo lo portò a trattare molto spesso il tema della famiglia nelle sue opere. L'opera di Pascoli si incentra su tre linee espressive: quella della poesia in italiano, quella della poesia in latino (nel complesso scrisse circa una ventina di poemetti) e quella dell'attività di critico e commentatore di Dante, confluita in vari volumi fra i quali Minerva oscura (1898) e Sotto il velame (1900). Nel 1905 succedette a Carducci alla cattedra di letteratura italiana all'università di Bologna. In conformità alla sua idea di letteratura universale, Pascoli lavorò a testi latini, greci, neogreci e sanscriti, e nell'ambito della sua attività editoriale diresse una collana intitolata "Biblioteca dei popoli". I Primi poemetti (1904) e i Nuovi poemetti (1909) segnarono una diversa tendenza, basata sulla volontà di "raccontare". Oltre ai temi già sperimentati (il mondo della campagna, la contemplazione della natura, l'aspirazione a una vita semplice), risalta lo spazio dato alla rappresentazione delle vicende degli emigranti verso l'America: il lessico si fa particolarmente sperimentale, una commistione di italiano e inglese assolutamente estranea alla tradizione lirica italiana. Di alto livello sono anche i Canti di Castelvecchio (sette edizioni, l'ultima nel 1914), nei quali la ricerca pascoliana proseguì su una linea ormai ben definita. Nei Poemi conviviali (1904) l'attenzione si spostò sul mondo classico e sui suoi miti, anche in forma di riflessione, e con una precisa ricaduta sulle tecniche della versificazione, che ricalcano modelli antichi. Con Odi e inni (1906), l'ultima produzione pascoliana si avvicinò alle tematiche nazionalistiche, chiaramente sostenute in La grande proletaria si è mossa (1911), discorso favorevole all'impresa coloniale in Libia. Le idee fondamentali di Pascoli sulla poesia si leggono in un testo molto importante intitolato Il Fanciullino (apparso nel 1897 come Pensieri sull'Arte poetica). La poesia è una disposizione infantile a stupirsi, ed è dunque una qualità irrazionale dell'uomo; grazie a questa sensibilità è possibile cogliere analogie sottili e nascoste fra gli oggetti e le forme di vita più semplici: il poeta deve perciò calarsi in una situazione "infantile" per poter cantare, stupito, il mistero delle piccole cose. Grazie a questa poetica Pascoli allargò i confini della realtà degna di diventare soggetto di poesia e conferì nuova libertà al verso, trasformandolo in un luogo ricco di suggestioni sonore. |